Viaggio in musica
Inizia un altro viaggio. Un cielo leggermente velato ci regala caldi raggi di sole che spingono quasi a dormire. E cosa non può mancare in macchina? La musica. Comincia così, con la mano che preme il tasto di una play list personale e un “amico” di vecchia data come Pino Daniele, torna come una magia.
Gli occhi si aprono di nuovo perché “quel” Pino lì, quello a cavallo tra gli anni 70 – 80, è una cosa diversa dalla versione degli ultimi tempi. Quel Pino lì ci leggeva nel cuore e tirava fuori storie ed emozioni che noi, giovani adolescenti, non sapevamo di avere o non sapevamo esprimere.
Toccava delle corde nascoste e quello che mi ha travolta in questo viaggio, è stata la scoperta di come quelle corde siano ancora lì, intatte, presenti, vive. Che chiedono ancora di vibrare.
Arriva “Donna Concetta.”
“…mo’ ca so’ vecchia e dormo
nun pozzo cchiù¹ fa ‘ niente
so’ na pazza ‘mmano a gente e tengo
mente
Ma s’je fosse guaglione, je fosse
capurione
e quando vott’o viento dic’a
mia…”
Perché riconosco queste parole? Perché le sentivo mie quando avevo quattordici anni? Non sarei dovuta essere vecchia già allora. Non avrei dovuto sperare di essere “guaglione” per farmi spazio nel mondo. Ma la sensazione di allora era troppo vera, troppo forte, troppo profonda. Era troppo mia. E quella rabbia, quella forza che mi schiacciava e allo stesso tempo mi spingeva a lottare è ancora qui. Essere bianco e nero, essere donna e uomo, essere debole e forte, essere giovane e vecchia. Essere troppo e non saperlo sopportare.
E adesso? Le note passano veloci, ma so che non passano mai. Quel disco è inciso profondamente nei solchi della mia vita.
E “Carte e cartuscelle”? Confesso che non ricordavo il titolo abbinato al testo. Ma quelle “cartuscelle” non somigliano ai miei foglietti? Quelli che conservo da anni, che sono la mia ancora di salvezza, che mi raccontano di me quando decidevo di dimenticarmi. E’ dura la verità. E’ duro sopportare la cattiveria. E la soluzione a volte è cambiare i soggetti, cercare di confondere il destino e fingere di scrivere un altro percorso. Ma la strada maestra non si può cambiare mai. Deve solo arrivare il giorno in cui accetti tutto quanto e decidi che quel peso te lo porti addosso, ti spetta e ci devi convivere.
Ma Pino ha una carezza o forse un pugno per questi nuovi pensieri e mi regala “Puorteme a casa mia”!
“…u tiemp ra guardà…”
Dov’è quel tempo? Chiudere le porte di casa a chi in quella casa ci vive è una cattiveria troppo grande. Somiglia molto al taglio di un arto, di un organo vitale e comporta la rinuncia alla carezza di una mano, al battito di un cuore. Si può fare? Purtroppo la risposta è “Sì”.
Ricordi che hanno spazio nel cielo azzurro, ma all’improvviso arriva una leggera nebbia. Il panorama sembra finire in un sogno, e anche i miei pensieri sbiadiscono, perché è giusto così.
La strada della vita si srotola allo stesso modo. Passaggi dal sole alla pioggia, dal caldo al freddo: anche se resti fermo non significa che puoi scegliere un solo clima. I cambiamenti ti aspettano e se tu non vai, loro ti vengono a cercare. Se decidi di vivere devi sempre camminare, devi sempre mettere un piede dopo l’altro.
E alla fine il sole ritorna. Ascolto nuove musiche, ricordo quelle che non ci sono, come Fortunato, la sua voglia di vivere e la sua consapevolezza che la vita cambia anche nei piccoli vicoli di quartiere. O “Appocundria”, pochissime parole che ti spazzano via come il vento che cita. Ma c’è una cosa che mi serve: “Alleria”
“…Allerìa, pe’ ‘nu mumento te vuò scurd
che hai bisogno d’alleria,
quant’e sufferto ‘o ssape sulo Dio.
E saglie ‘a voglia d’allucc,
ca nun c’azzicche niente tu,
vulive sulamente da…”
Sorrido pensando che potrei raccontare una vita con un puzzle di canzoni, ma l’atmosfera cambia.
Il viaggio in musica, dentro la musica, attraverso la musica, con la musica, finisce.
La cosa bellissima da pensare, nonostante le lacrime che pretende come pedaggio, è che posso ricominciarlo quando voglio.
- Il bambino alla finestra
- 25 anni, prima e dopo
La musica, che grande compagna di viaggio. Ma non solo il viaggio che ti porta a destinazione attraverso strade, mari o binari. Anche durante il lungo viaggio della vita la musica per fortuna c’è sempre accanto, pronta a marcare momenti indelebili o a far riaffiorare ricordi, la maggior parte delle volte piacevoli..
Pe’ dint’a sacca carte e cartuscelle
e so’ tre ghiuorne ca ‘e voglio jettà’
pe’ nun te penzà’ cchiù
pecchè ce staje semp’ tu
😘
Se butti le tue “cartuscelle”, ti faccio da cestino <3 <3 🙂