Un compleanno di comunità
Una grande sala, un’atmosfera al buio e una torta che avanza con sopra un numero: 69. Una festa di compleanno nel giorno 24 di settembre nell’anno 2024, un giorno che forse non era stato pensato e che, con la meraviglia che ha mostrato nel volersi presentare, ha già reso speciale questo incontro.
Perché incontro è stato.
Incontro di una comunità che ha colto questa data, questa occasione, per fare una festa che va oltre il compleanno, che va oltre le tante ricorrenze che sono state ricordate per rendere ancora più corposa una festa che era già stata festa da diverso tempo, dopo tanto tempo che non aveva prospettato nessuna possibilità di festeggiamenti.
La festa è per don Osvaldo; chi l’ha organizzata è la sua comunità ma anche altri amici, tutti quelli che hanno vissuto questi lunghi mesi di attesa, di malattia, di dolore, di solitudine, di amore, di preghiera, di fede; tutto poi sfociato in una sola parola: miracolo.
E questa festa è di don Osvaldo che si è fatto carico di vivere sulla propria pelle l’esperienza della malattia perché era in grado di sopportare quel peso, di portare quella croce e ha saputo far scattare tra la sua gente, ma non solo, quella scintilla di fede profonda, di preghiera, di vicinanza, di sentito affetto che ci ha portati a questa festa.
Una festa semplice, condita dal lavoro di tutti quelli che hanno voluto contribuire con qualcosa di preparato in casa, ma rumorosa, piena di parole, di brindisi, di sorrisi, di incontri. E di ringraziamenti.
Perché in una serata così non può mancare il discorso e i ringraziamenti a don Lorenzo, alla sua silenziosa dedizione per tutti noi che ci siamo trovati orfani della nostra guida; ai medici e agli infermieri che sono stati presenti “a tutte le ore del giorno e della notte”; a ogni membro di questa comunità che ha pregato a fondo per un miracolo che è stato esaudito.
Poi Giuseppina, uno dei motori della comunità, prende il microfono per un saluto speciale, a una persona più che speciale, la sorella di don Osvaldo. Esempio di umanità, di dedizione, di propensione al sapersi donare e sacrificare per gli altri, oltre i propri impegni, oltre le proprie forze. La commozione è tanta, l’applauso per lei è di sincera gratitudine.
Poi arriva il momento del don in persona.
Il suo è un messaggio di speranza, di augurio, e sceglie di farsi rappresentare dalla civetta che, fin dall’antichità rappresenta la saggezza, la verità, per la sua capacità di vedere al buio e quindi di poter afferrare le sfumature nascoste agli occhi della maggior parte degli uomini.
E in nome di questo animale e del messaggio che racchiude la sua indole, ne fa omaggio a ogni coppia che nel mese di settembre ha festeggiato il proprio anniversario, a chi festeggia il compleanno; un ulteriore modo per creare legami, per rinforzare sentimenti, creare empatia.
Abbiamo iniziato quest’anno senza sorrisi, senza parole, con troppi silenzi e altrettante assenze, ma il desiderio di essere di nuovo insieme è stato più forte della paura.
Tanti piccoli pensieri, tanti piccoli cuori che si sono intrecciati fino a diventare una tale forza da sconfiggere il male.
E stasera il tanto rumore che abbiamo fatto, i grandi sorrisi che ci siamo scambiati, riempiono pure quei giorni bui del passato.
Eppure, senza di loro, non avremmo forse capito quanto è bello stare insieme nell’Amore.
Grazie
- L’inaugurazione
- Serata finale della Mostra “Parole, Segni e Colori” 2024