L’inaugurazione
È arrivato il giorno dell’inaugurazione. La prima Mostra che si farà dopo che Michelangelo ci ha lasciati soli, sedendosi in un angolo a guardare quello che ci saremmo sentiti di fare senza la sua presenza fisica, ma con la sua energia raccolta in ogni angolo della Sala di San Giovanni e nel cuore di tutti quelli che si sono prodigati affinché il suo lungo cammino, le sue ricerche, le sue idee, non subissero una brusca frenata.
Ci arrivo “in borghese”, con il Tempo, mio carissimo amico, che mi spinge a guardare, sentire, e non mi fa fermare troppo a lungo.
Non ho con me “foglietti” su cui prendere appunti, non mi concedo pause per catturare ciò che nasce da quella visita, ma permetto a tutto quello che mi viene offerto di piantarsi nell’anima. Come spesso accade di fronte all’Arte, di fronte al bisogno che ognuno degli artisti ha sentito, di fronte alla necessità di mostrare le proprie emozioni, i profondi sentimenti.
Ogni stanza è un invito, ogni parete un pensiero e il caro Michelangelo, che ho sempre visto, in passato, passeggiare, parlare, spesso lamentarsi degli scontri con quel mondo che avrebbe voluto molto più dedito alle espressioni artistiche, ora sorride da una cornice, con tratti delicati, un sorriso disteso, come se dicesse a tutti noi: “Vi ho dato un’indicazione, usatela come volete”.
E io, in compagnia di Anna, con la quale gioco a fare da Cicerone, ma dalla quale ricevo dettagli di tecniche di pittura e colori, guardo queste opere che arrivano da tanti luoghi, da persone con culture e visioni differenti, che parlano lingue diverse, ma che racchiudono, dentro ciascuna cornice, un mondo, uno squarcio di luci o di ombre che è, sì, differente, ma non è diviso per niente, perché ogni cosa fa parte di una stessa Unità.
Ogni pennellata, ogni soggetto, ogni creazione ha avuto il suo perché, ha testimoniato un’esperienza. Noi abbiamo solo la possibilità di ammirare tutto quanto, lasciarci colpire da immagini che penetrano più o meno in profondità nel nostro animo, o da tutte quelle pagine che raccolgono poesie, messe sulle pareti, all’ingresso di ogni sala, come un invito a una pausa, perché non puoi “vederle” ma devi decidere di leggerle.
Poi le ceramiche, le foto. Oggetti creati dalla fantasia e attimi raccolti nella quotidianità.
Arte, l’Arte di vivere.
Andiamo via presto, siamo arrivate in compagnia di Franco Bruno, motore incessante quando si tratta di donarsi agli altri, abbiamo incrociato Lucia Angrisani, erede di questo progetto; andiamo via altrettanto presto, mentre le sale si affollano di artisti che rivedo volentieri e i cartocci di dolci sono ancora chiusi, in attesa di festeggiare questa inaugurazione che ci è già stata tante volte, ma che avrà un sapore diverso, ancora da scoprire.
Lascio tutti con un Grazie: per esserci, per aver donato, per aver avuto il coraggio di raccontare quello che il cuore fa sentire.
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